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Magic Lantern - Recensione (Venezia 75 - Sconfini)

Amir Naderi torna al Lido con un film scostante e iterativo: una dichiarazione d’amore per il cinema che rimane vittima della sua stessa passione

A due anni di distanza dal precedente Monte, presentato sempre alla Mostra del Cinema di Venezia, Amir Naderi torna alla kermesse nella sezione Sconfini con Magic Lantern, campionario sgangherato di omaggi retorici alla Settima Arte. Appare difficile riconoscere il tocco del regista iraniano in questa pellicola ingenua e discontinua, che cede ai cliché più prevedibili per raccontare il grande amore dell’autore per il Cinema.
Magic Lantern, come suggerisce il titolo, è infatti un riflessione metafilmica che dovrebbe tirare le somme di una vita passata non solo dietro la macchina da presa, ma anche davanti lo schermo come spettatore appassionato. Tuttavia l’esito è un pastrocchio inconcludente in cui realtà e sogno si confondono, un delirio narcotizzante in cui la struttura narrativa finisce per lasciare il pubblico esausto e disorientato. La trama è infatti molto esile: un giovane proiezionista di Los Angeles (Thelonius Serrell-Freed) conosce una misteriosa ragazza (Sophie Lane Curtis) che scompare poco dopo senza lasciare traccia: la sua ricerca lo spingerà sempre di più verso una deriva onirica in cui arte, finzione ed esistenza si confondono, e l’incorporeo prende il sopravvento.
Naderi mescola dramma, storia d’amore e citazionismo nostalgico per mettere in scena le sue ossessioni, ma sembra incapace di effettuare una sintesi definitiva di tutte le sue anime. L’intreccio si fa stereotipo, l’omaggio diventa scialbo rimando, attraverso richiami velati oppure volutamente sfrontati (come la presenza di Jacqueline Bisset). Gli attori, la cui capacità recitativa è spesso di livello amatoriale, contribuiscono a rendere ancora meno apprezzabile e coinvolgente l’intero lungometraggio. Non bastano infatti il trasporto e la generosità della regia a dare coerenza al racconto, che pare essere vittima delle sue stesse fascinazioni. D’altronde Naderi aveva in parte già espresso tematiche simili con Cut, lavorando in modo più asciutto e regalando un finale impeccabile di grande impatto che qui, purtroppo, risulta inavvicinabile.

Magic Lantern è sicuramente uno dei film più deboli di Amir Naderi, un tributo sicuramente sincero al Cinema e alla vita, ma che si dimostra incapace di raccontare con efficacia la passione totalizzante del regista. Un’opera intangibile ed evanescente come gli spettri che la popolano.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 1.5

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Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

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