Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaDead for a Dollar - Recensione (Venezia 79 - Fuori Concorso)

Dead for a Dollar - Recensione (Venezia 79 - Fuori Concorso)

Walter Hill, maestro del cinema di genere, supera i limiti di una produzione low budget e realizza un solido western dentro la grande tradizione del genere, ma con un occhio alla contemporaneità. Presentato Fuori Concorso a Venezia 79

Anche se la trama ricorda soprattutto l’hollywoodiano I professionisti di Richard Brooks, con la ricerca di una donna che apparentemente è stata rapita, il punto di riferimento è un altro. E dichiarato. All’inizio dei titoli di coda si legge infatti “In memoria di Budd Boetticher”, sottovalutato regista americano che ha diretto ottimi western a basso costo. Anche Dead for a Dollar è un film low budget, girato in soli 25 giorni come raccontato da Walter Hill durante la conferenza stampa a Venezia dove il film è stato presentato Fuori Concorso. Con mestiere l’autore di cult ad ambientazione urbana come Driver l’imprendibile e I guerrieri della notte, ma già cimentatosi altre volte con il western (da I cavalieri dalle lunghe ombre a Geronimo, da Wild Bill alla miniserie Broken Trail) supera i limiti produttivi e realizza un film dentro la grande tradizione del genere pur con un occhio alla contemporaneità. Il legame con precisi codici del passato non nega l’opportunità di parlare dell’oggi e risulta evidente l’attenzione a temi come il razzismo e la questione femminile. Senza per questo avere chissà quali ambizioni. E non una critica, al contrario. Hill mantiene una sana impostazione classica, gli interessa portare a casa il racconto al meglio possibile. Per questo l’aggettivo giusto da usare per definire il suo cinema è solido. Discorso che vale anche per Dead for a Dollar.
La storia è ambientata alla fine dell’Ottocento e inizia con l’incontro, in una prigione del Texas, tra il cacciatore di taglie Max Borlund (Christoph Waltz) e il fuorilegge Joe Cribbens (Willem Dafoe) che sta per finire di scontare la sua pena e promette vendetta, in quanto era stato lui ad arrestarlo, se lo ritroverà per la sua strada. Intanto Borlund riceve l’incarico di recarsi in Messico per cercare e riportare a casa Rachel (Rachel Brosnahan), moglie di un ricco uomo d’affari che è stata rapita dal soldato disertore Elijah Jones (Brandon Scott). Un giovane afroamericano, così come il sergente Alonzo Poe (Warren Burke) al quale è affidato il compito di aiutare Borlund. Presto si scopre che la donna in realtà non è stata rapita, ma è fuggita volontariamente con lui per allontanarsi dal marito e rifarsi una vita lontano. Le cose si complicano ulteriormente per l’interferenza di un violento proprietario terriero messicano e il ritorno in scena di Cribbens. Questa la trama, un intreccio ben sviluppato con tutte le caratteristiche del western: pistole e fucili roventi, tiratori abili e veloci, cavalli e polvere, whisky e poker, ricatti e soprusi, uomini spietati e con un codice d’onore.
Non mancano umorismo, con dialoghi brillanti, e la classica situazione che a un certo punto pone uno o più personaggi di fronte alla scelta tra convenienza e coscienza morale. Ovviamente ci sono anche gli spazi aperti che sono insiti nel genere, ma va detto non sono pienamente valorizzati. Il paesaggio alla fine è meno protagonista di quanto ci si possa attendere per una storia come questa. L’aspetto è risolto più con anonime riprese con il drone che con campi lunghi e lunghissimi tipici del cinema western. C’è poi la questione del digitale che proprio in questo genere sembra perdere nettamente il confronto con la pellicola. La fotografia, dalle tonalità sabbia, non aiuta in questo senso e anche il montaggio in certi parti stona un po’ perché troppo serrato, condizionato dal fatto di dover stare al passo con l’intreccio narrativo. 

Ad ogni modo, tenendo conto anche del basso budget, il film risulta assolutamente meritevole. Un western efficace che lascia allo spettatore il piacevole gusto del buon intrattenimento di genere, oggi sempre più raro.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.