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Retour à Ithaque - Recensione (Venezia 71 - Giornate degli Autori)

Laurent Cantet scolpisce sullo schermo un bel film corale, scritto e interpretato benissimo, capace di emozionare, di catturare con la forza delle parole l’attenzione dello spettatore

Tra i tanti (troppi) francesi in concorso, manca uno degli autori d’Oltralpe più rappresentativi: Laurent Cantet. Il regista, già Palma d’Oro a Cannes con La classe, presenta il suo nuovo film a Venezia all’interno della sezione Giornate degli Autori. Per Retour à Ithaque si sposta a Cuba, dove aveva già girato qualche anno fa uno degli episodi del film collettivo 7 giorni all’Avana. Anche qui la storia è ambientata nella principale città cubana.
Su una terrazza, quando il sole sta cominciando a calare, cinque amici si riuniscono per festeggiare il ritorno nell’isola di uno di loro, Amadeo, dopo sedici anni di esilio in Spagna. L’Itaca del titolo è dunque l’Avana. E non bisogna farsi ingannare dal richiamo a Omero. Non è un racconto epico quello di Cantet, ma intimo, con una struttura perfetta anche per un adattamento teatrale. Unità di luogo, tutto all’aperto, su una terrazza, a parte una scena in cui i personaggi scendono per cenare all’interno. Definirlo un film teatrale sarebbe però sbagliato. Merito del regista che con un abile montaggio gestisce al meglio le inquadrature, i primi piani sui protagonisti, i loro gesti. E degli attori che offrono una gran prova collettiva di recitazione, credibile, sorreggendo una scrittura di gran classe, caratterizzando in profondità i personaggi.
Dal tramonto all'alba ricordano la loro giovinezza, i momenti felici passati insieme, la speranza nel futuro. L’illusione di un tempo che fa da contrasto alla disillusione. E le loro paure. Diverse, ma in fondo tutte figlie della rivoluzione tradita. Amadeo è uno scrittore il quale lasciata Cuba (alla fine si scoprirà il motivo), ha perso l’ispirazione. Anche Eddy sognava di scrivere, ma è diventato un piccolo dirigente che approfitta della sua posizione. Rafa è invece un pittore che, censurato dal regime sedici anni prima, è caduto in depressione per un lungo periodo e non è più riuscito a dipingere come una volta. Tania una dottoressa che guadagna il tanto per sopravvivere, con i figli fuggiti in Florida. Aldo un ingegnere fallito, il più idealista, che è stato lasciato alla moglie. Cantet trasforma abilmente la terrazza in un ring dove i personaggi conversano e ballano, si scontrano e si abbracciano, ridono e piangono, bevono e si disperano. Attorno a loro il mondo va avanti. L’Avana, il lungomare, i tetti delle case dall’altra. C’è chi guarda una partita di baseball, chi fa festa, chi litiga, chi uccide un maiale. Il tutto per raccontare Cuba e le sue contraddizioni.

Retour à Ithaque
si dimostra così un bel film corale, scritto e interpretato benissimo, capace di emozionare, di catturare con la forza delle parole l’attenzione dello spettatore che finisce per immaginarsi al fianco dei personaggi, su quella terrazza ad ascoltare le loro conversazioni.

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