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Qualunquemente

La locandinaRitorna il personaggio comico reso celebre in tv da Antonio Albanese: Cetto La Qualunque, improbabile uomo politico che non disprezza la corruzione, il corpo femminile e i comizi a sfondo sessuale. La regia è di Giulio Manfredonia
Dopo quattro anni di latitanza all'estero per scampare ai suoi guai giudiziari, Cetto La Qualunque, un imprenditore turistico corrotto, ritorna nel suo paese in Calabria. Si è rifatto una nuova moglie e una figlia – di cui non ricorda nemmeno il nome –. Al ritorno in patria Cetto ritrova il fidato braccio destro Pino e la famiglia di origine: la moglie Carmen e il figlio impacciato Melo. I vecchi amici lo informano che le sue proprietà sono minacciate da un'inarrestabile "ondata di legalità". Per scongiurare il pericolo e non andare in galera, gli consigliano di candidarsi sindaco, vincere le elezioni e ripristinare i suoi metodi illegali di lavoro. Fonda il "Partito du Pilu", inneggiante alle donne come oggetto sessuale e all'abolizione delle tasse. Insomma un partito populista e misogino, degno del personaggio che l'ha fondato.

Il personaggio televisivo creato da Albanese prende vita sul grande schermo per la regia di Giulio Manfredonia. Prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, il film è un ritratto acido e purtroppo realista di una condizione politico-sociale e di un connubio molto diffuso in Italia: corruzione e belle donne. Anche se Albanese dichiara di non essersi ispirato al nostro Presidente del Consiglio, i riferimenti alla situazione attuale, date anche le coincidenze temporali, sembrano inevitabili.
Cetto in azioneAl di là delle naturali associazioni con la cronaca, il film rappresenta, con mille sfumature negative, un personaggio che nella sua goliardica e desolante personalità, fotografa un pezzo di Italia: il malcostume e l'arroganza degli uomini di potere. Nella sua depravazione Cetto è però onesto: dichiara infatti di amare le donne, di non pagare le tasse e di corrompere le persone, nella sua distorta e fuorviante visione della giustizia. Insomma un uomo "sincero" quando porta avanti le sue idee disoneste, a differenza dell'ipocrisia dei nostri politici.
Dal punto di vista narrativo, la pellicola non sempre è supportata da una sceneggiatura solida e ben strutturata e risente forse di un certo macchiettismo televisivo che non fa decollare appieno il film. Infatti quindici minuti di sketch in tv sono perfetti, ma inanellarli per l'intera durata di un film, è piuttosto difficile da digerire. Tuttavia, grazie alla comicità matura e intelligente di Albanese, certe battute sono davvero da manuale e la volgarità del personaggio è stemperata dalla presenza scenica di Albanese che riesce a dar voce e corpo ad un personaggio negativo su tutti i fronti, tragicomico e profondamente veritiero.
I personaggi comprimari invece sono relegati in secondo piano, eliminando così la possibilità di essere utilizzati per rendere la storia più complessa. Come ad esempio il personaggio di Sergio Rubini, che aiuta Cetto a "trasformarsi" per le elezioni, e che avrebbe potuto bilanciare le mosse del protagonista con delle contromosse. Oppure Melo, il figlio di Cetto, perbene e saggio, che diventa la fotocopia del padre, poteva completarsi con una maggiore attenzione in fase di sceneggiatura. Le sequenze dei comizi in tv in stile "Porta a Porta" sono invece le parti più riuscite.
Un film che contiene in sè vari livelli di lettura ed è quindi adatto ad un vasto pubblico: giusto per chi ama la semplice battuta spinta, per chi ci vede una storia contro il governo attuale, per chi apprezza Antonio Albanese, vero one man show della pellicola.

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