Diario dal festival: ottavo giorno
- Scritto da Jlenia Currò
- Pubblicato in Extra
- Stampa
- Commenta per primo!
L’aria era più fredda ieri, nella Capitale. Nelle temperature, ormai, ufficialmente rigide e fuori dal rischio dell’esondazione del Tevere, la giornata è iniziata con il film in concorso made in USA The Motel Life, e si è conclusa con il secondo tappeto rosso del bad boy di Spider-Man, James Franco.
IN SALA
The Motel Life è la pellicola di chiusura della categoria ‘film in concorso’. Una storia tutta a stelle e strisce, tratta dall’omonimo romanzo di Willy Vautlin, il cantante country della band Richmond Fontaine. L’adattamento cinematografico del libro è diretto da Gabriel ed Alan Polsky ed è la storia di un riscatto, vissuta da due fratelli. Un road movie che parla, come i film di questo genere ci hanno abituati, di ‘dislocamenti’ non soltanto fisici, ma temporali, esistenziali. Attraverso un percorso che pur se irreversibile è sempre debitore rispetto alla strada percorsa, Frank (Emile Hirsch) e Jerry Lee (Stephen Dorff) si ritrovano nel loro legame e si fanno paradigma di una realtà provinciale. Senza lode e senza infamia.
A chiudere la sezione Fuori concorso è lo spagnolo Cesc Gay con il suo Una pistola en cada mano. Dopo Krámpack, il regista propone una nuova commedia che, stavolta, salta una generazione. Si tratta di otto uomini di mezza età, ognuno presentato con il suo cruccio quotidiano. Mentre le loro donne, dietro le quinte, tramano per scoprire una verità che i compagni tengono più o meno segreta.
Si è svegliato ieri il lato á la page dell’esterofila - tendente al lontano Oriente - della rassegna capitolina, con una schiera di miss acchittate per l’occasione. Non sono bastate 120 ragazze (e non) a togliere la scena ad un desideratissimo James Franco. Proteso verso la schiera delle adolescenti molto meno fashion victim delle modelle, con un sobrio pullover grigio, l’attore si è concesso senza riserve, tirandosela almeno la metà di quanto hanno fatto anche tra i più sconosciuti degli interpreti italiani.
Chi, invece, si è sentito molto più attratto dalla passerella sono stati i padri e nonni che accompagnavano le fan di Franco. Mentre le figlie/nipoti verificavano, esaltate, i risultati del reportage del più figo del red carpet, gli adulti si sono ritrovati impalati dal lato proletario della passerella, con la retina in surplus di belle donne.
Con il sottofondo musicale di Judy Garland That’s Enterteinment, l’esercito di giovani donzelle era accompagnato da Gina Lollobrigida, visibilmente stancata dalle urla dei fotografi a fine percorso vermiglio.
In questo la gestione Marco Muller è stata indubbiamente tradizionale, ché con le belle d’Italia non si sbaglia mai.
Una dinamica ordinariamente improntata sul maschio dominante quella della giornata di ieri. La chiusura delle due categorie principali ha visto una prevalenza di presenze ‘azzurre’ sul grande schermo. Al femmineo è stata riservata un’invasione rosa con un’esplosione di sorrisi, strascichi e tacchi alti.
Meno male che almeno uno, James Franco - che vale mille - ha provato a ricreare un equilibrio nell’appagamento degli occhi tra uomini e donne. Glamour festival. Presa staccata sui riflettori dell’ottavo giorno.
Vai alla scheda dell'evento
Vai alla scheda dell'evento