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Venezia 79, giorno 3: cronache di cinema e non solo

Un resoconto fatto di news, rumors, eventi, volti, chiacchiere, battute, dichiarazioni e ovviamente cinema per spiegarvi bene cosa significa vivere ogni giorno la 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Oggi parliamo di Luca Guadagnino, di Athena, di scelte azzardate

La Mostra del Cinema 2022 è entrata nel vivo. Da domani, sabato, arriverà il grande pubblico, anche se già oggi ufficialmente è iniziato il weekend. Ora, questo che significa? Per chi frequenta la Mostra tutti i giorni, non cambia nulla a livello di proiezioni e attività varie. Cambia per quanto riguarda lo spazio vitale, perché il Lido da oggi fino a domenica sarà invaso da una folla di pubblico e ammiratori vari che creeranno non proprio pochi problemi a tutti coloro che devono correre da una sala all’altra, dall’Hotel Excelsior al Palazzo del Casinò. Oggi, per giunta, il diabolico programma di proiezioni ha proposto Bones and All, il nuovo film di Luca Guadagnino con il divino, unico, bellissimo Timothée Chalamet. Insieme a lui c’era anche Taylor Russell, ma è scomparsa, sommersa dalle folle che ululavano: “Timothée”. Ormai il divino Chalamet inconfondibile con la sua chioma riccia (che rimane identica e immobile nel corso degli anni, come farà?) è un habitué del Lido (è già venuto per presentare Il Re e Dune) e come ogni anno si consolida la tradizione: ogni suo movimento, ogni suo battito di ciglia, ogni suo respiro è accompagnato da un acuto urlo delle fan in delirio. Per capirci, oggi, appena usciti dalla Sala Grande dopo la proiezione del film, abbiamo sentito solo urla isteriche provenienti dal Palazzo del Casinò. E indovinate chi c’era? Proprio lui! Attorno a lui la Russell e Guadagnino sono scomparsi. Non vi raccontiamo nemmeno come è andato il red carpet di Bones and All. Altro delirio annunciato!
Comunque, cari lettori, torniamo a noi. Per quanto riguarda il giorno terzo di Venezia 79 vogliamo soprattutto e solamente parlarvi di cinema, di due film in concorso che abbiamo visto questa mattina. Quindi, si comincia.

Partiamo da Athena di Romain Gavras. Il presupposto è che la tragedia greca, in tutta la sua globalità di opere e autori, come nessun’altra testo letterario ha insegnato e continua a insegnare all’uomo come è lui stesso, come si comporta, cosa pensa e quali sono le sue azioni/reazioni. Non a caso da secoli sulle scene dei teatri di tutto il mondo, le opere della tragedia greca sono rappresentate, studiate, riproposte e messe in discussione. Il caro Romain (questa volta usiamo l’aggettivo “caro” perché Romain lo sentiamo uno di noi) è a conoscenza di questi concetti e con il suo stile glitterato, pop, veloce e graffiante porta sullo schermo con Athena una tragedia greca. Al centro tre fratelli più uno, il più piccolo di appena tredici anni appena morto, vivono ad Athena, quartiere alla periferia di Parigi. Questa morte, a causa di un pestaggio della polizia, innesca una guerra tra un parte della popolazione di Athena e la polizia. Al centro i tre fratelli: Kamir è il più giovane dei tre e guida la rivolta; Moktar è un piccolo delinquente che nella guerriglia cerca di preservare i suoi affari; il terzo è Abdel, il perno di tutto, poliziotto per mestiere e fratello per questioni di sangue. Proprio come in una tragedia, l’innesco iniziale è il malfatto da cui si scatena una lotta fratricida, distruttiva ed esplosiva che conduce la famiglia di Abdel al punto zero, al momento di confronto/annientamento. Nell’orchestrare questa struttura narrativa, piena di invenzioni, Gavras dimostra di avere una forte autorialità, in crescita rispetto al suo passato di regista di video musicali e rispetto alla sua opera seconda Il mondo è tuo. Gira con piani sequenza che portano lo spettatore dentro lo sguardo, l’animo, il pensiero dei tre fratelli oltre che all’interno dell’azione violenta.

È come se il regista girasse in tempo reale, dall’alba al tramonto, la caduta di Athena e della famiglia di Abdel. La tensione è sempre altissima, è impossibile distrarsi e distogliere l'attenzione proprio per questo carattere di immersione della regia a cui si unisce la musica. Il tema musicale è unico ed è continuamente scomposto, riarrangiato, ristrutturato dal compositore, Gener8ion, in modo tale che la partitura musicale assolva la funzione del coro, senza utilizzare la parola, ma solo con le note. Athena è un film di lotta e di rivolta, di pancia e di istinto, di aggressione e morte con un significato ben preciso: quanto c’è da fidarsi dell’uomo? Quanto può essere ostile, violento e malfattore e quanto può essere manipolatore l’uomo? Come se non si fosse capito, il film ci ha letteralmente conquistato.
Nella conferenza stampa ufficiale Romain Gavras (il terzo da sinistra nella foto) attorniato dagli attori che interpretato i tre fratelli (dalla sinistra di Gravas, Ouassini EmbarekMoktarSami SlimaneKamirDali BenssalahAbdel), più Anthony Bajon, che interpreta un poliziotto, alla destra di Gavras nella foto, ha spiegato il senso del film, sottolineando che in Athena non ci sono né vinti, né vincitori, né cattivi, né buoni, tutti hanno ragione, nessuno ha torto. Il destino di ogni uomo è nelle proprie mani e ognuno si comporta come crede meglio. Il film, inoltre, ha sottolineato il regista, vuole avere un carattere atemporale, è una storia di una fratellanza che infiamma una nazione. Il 23 settembre esce su Netflix, vedetelo!

Ora tocca a Bones and All. Guadagnino ha fatto un film che ti aspetti da Guadagnino. Ha parlato delle fragilità umane, dell’emarginazione causata da un’alterità non accettata e dell’amore come tessuto tra tutto ciò. Nulla più. Il film non è né bello, né brutto, né memorabile, né deprecabile, non è avvincente, né noioso. Bisogna dare atto a Guadagnino di crescere di film in film; infatti in Bones and All non si segnalano cali di attenzione e di tensione narrativa e il film prosegue liscio fino alla fine. C’è da rendergli anche atto, inoltre, che il regista italiano è bravo nel descrivere gli animi instabili, poco solidi, caduchi come fossero foglie d’autunno di Maren (Taylor Russel) e Lee, il divino, attraverso lo sfogo dei loro traumi espressi grazie a dialoghi intensi e personali. La fisicità, inoltre, dei due protagonisti accentua questo loro essere, in quanto sono magri fino alle ossa con vestiti sgualciti e logori. È un film piacevole, delicato e intimo, pieno di amore e comprensione e scandito dal pizzicare della chitarra di sottofondo. Poi sullo sfondo si staglia l’America di Reagan, conformista e benpensante che esclude il diverso dalla massa e qui interviene il carattere cannibale di Maren, Lee e del folle SullyMark Rylance. Se si vuole guardare una storia d’amore, venata di non convenzionale, Bones and All è il sicuramente la scelta giusta.

Ultima questione. Adesso vi lasciamo, prima però, vi lanciamo una provocazione: perché Bones and All o Athena non sono stati scelti come film d’apertura? Cioè, le Mostre del Cinema con la direzione di Barbera si sono sempre segnalate per la scelta di film d’apertura non memorabili o comunque non in grado di incidere così tanto nella mente dello pubblico. Quanti film d’apertura ricordate sulle undici edizioni di Barbera? La La Land di Chazelle, sicuramente (Mostra del Cinema 2016). Poi? Gravity di Cuaron nel 2013; Birdman di Iñárritu l’anno dopo. È poi? Sono passati per l’apertura grandi autori, come anche Alexader Payne con Downsizing o un Kore-eda minore con La verità, ma sono tutti film, insieme agli altri, che non rischiano, che non vogliono dare uno scossone alle menti, al bel pensiero, ma solo visioni patinate, pettinate e tranquille. Anche Noah Baumbach è un grande autore di cinema, ma White Noise rientra in questa categoria. Allora, perché caro Barbera e ci rivolgiamo a lei direttamente, alla luce del suo consolidato e imbattibile ruolo di direttore della Mostra, ormai che non ha più niente da dimostrare, quest’anno, per i 90 anni della Mostra, perché non ha voluto osare? Perché non dare una scossa al pubblico di Venezia 79 con un film potente come Athena (scatenando le reazioni degli “amici” del Festival di Cannes) o un film delicato, seppur a tratti estremo, come Bones and All?

Con questi interrogativi, vi diamo appuntamento a domani. Se volete rispondere al posto del direttore, scriveteci come fate sempre!


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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