Solo Dio perdona - Only God Forgives (Festival di Cannes 2013 - In concorso)
- Scritto da Serena Guidoni
- Pubblicato in Film in sala
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Siamo agli sgoccioli della 66esima edizione del Festival di Cannes e ad infiammare le polemiche (o anche semplicemente le discussioni fra colleghi) è Solo Dio perdona - Only God Forgives di Nicolas Winding Refn, il regista danese che dopo l’exploit memorabile di due anni fa con Drive (film che gli valse il Premio alla Miglior Regia proprio a Cannes), fa una sorta di passo indietro rispetto ai suoi film precedenti. Refn torna sulla Croisette affiancato ancora una volta da Ryan Gosling, con un film nettamente inferiore ma non meno rappresentativo, dal punto di vista stilistico, della bravura del regista nel costruire l’immagine e dare vita a storie di violenza.
Siamo in Thailandia e precisamente a Bangkok. Julian è un giovane americano fuggito, per motivi non del tutto chiari, dal suo paese natale e vive con il fratello maggiore gestendo un club di boxe thailandese, utilizzato come copertura per lo spaccio di droga. In seguito all’assassinio del fratello, Julian è costretto dalla madre Jenna a vendicarlo. Sulla sua strada incontra un poliziotto in pensione che si è autoproclamato giudice e punitore della criminalità. Il vortice di sangue e vendetta ha inizio…
Ci sono i simbolismi della tragedia greca, tra sospetti di incesto e rapporti profondamente conflittuali con la figura materna, intervallati da scene spietate e cruente, dove il sistema criminale fa parte intrinsecamente del modo di regolare i conti anche di coloro che dovrebbero rappresentare la 'legge'. Silenzi assordanti e una spirale di distruzione fanno del film di Refn un capolavoro di perfezione, che guarda ad un cinema di maniera, ma che qui perde completamente l’appeal nello spettatore.
Rispetto a Drive, ma soprattutto a Bronson (ad oggi personalmente il suo miglior lavoro), Solo Dio perdona manca di quel coinvolgimento emotivo che vada al di là del semplice esercizio di stile. Ryan Gosling, che interpreta un personaggio muto e tendenzialmente inespressivo, non riesce a dare forza ai suoi gesti e soccombe sotto il peso di una messa in scena plastica e bellissima, dove la fotografia colora l’immagine laddove il film è assente di cromature. Fra gli interpreti ad avere la meglio è sicuramente un’irriconoscibile, e priva della sua innata classe, Kristin Scott Thomas, titanica nel ruolo della madre.