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Pain & Gain - Muscoli e denaro - Recensione

Con il suo nuovo film Michael Bay, il regista di Armageddon e Pearl Harbor, parla del sogno americano con una commedia d'azione, mettendo in evidenza soprattutto le difficoltà che si hanno nel perseguirlo

I patiti del fitness e dei muscoli iperpompati si sa, sono persone a volte un po’ strambe, ma con questo film dal titolo Pain & Gain - Muscoli e denaro il regista Michael Bay ci è andato giù davvero pesantemente. Tratto da una storia vera, raccontata nelle pagine di cronaca del Miami New Times da Pete Collins nel 1999, il film racconta con un micro budget la storia di tre uomini che per diventare ricchi si mettono in società e organizzano un colpo da milioni di dollari.
Ciò che interessava al regista era mettere in primo piano il sogno americano, sfatandone il mito e anche mettendo un po’ alla berlina coloro che a tutti i costi (anche rischiando la propria vita) lo inseguono. I protagonisti rappresentano l’americano medio, che lavora molto, ma nonostante ciò non riesce a fare il salto di qualità. E dunque sceglie la strada più breve, si mette dall’altra parte della legge e tenta di prendere in maniera disonesta ciò che non è mai riuscito a ottenere.
Il protagonista, Daniel Lugo (interpretato da un muscolosissimo Mark Wahlberg) è un personal trainer di una palestra frequentata da persone piuttosto abbienti. L’uomo, con la fissa di aumentare non solo la sua massa muscolare ma anche il proprio conto in banca, decide di allearsi con due colleghi che diventano i suoi complici in questa gang molto strampalata: Paul Doyle (Dwayne Johnson) e Adrian Doorbal (Anthony Mackie). Tutti i protagonisti incarnano lo stereotipo di chi frequenta le palestre col pensiero costante di misurare continuamente i bicipiti, ingurgitare frullati super proteici (e imbevibili, anche!) nonché ricorrere persino a siringhe di steroidi per potenziare il proprio fisico.

Insomma, i protagonisti rappresentano delle persone che nessuno di noi vorrebbe incontrare. Per il resto, il film evidenzia i soliti limiti di Michael Bay: un gigantismo della messa in scena che esalta come pochi l'azione ma che si dimostra privo di un'anima.

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