La nave dolce
- Scritto da Anna Maria Possidente
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Diretto, suggestivo, crudo. Questa volta Daniele Vicari, che già in Diaz non aveva lasciato spazio all’immaginazione nel raccontare una storia molto delicata nei minimi dettagli, è più che realistico. E sceglie proprio la forma del documentario per riportare alla luce l’episodio della Vlora, la nave stracolma di circa ventimila persone che arrivò in Italia dall’Albania.
La nave dolce è la storia di una folla incontrollabile di gente che, stanca del regime, si butta a capofitto nel sogno di raggiungere il nostro Paese per cambiare vita. Il film-verità si svolge attorno al racconto di alcuni 'reduci': Eva, laureata in Economia, che si arrampica sulla nave aggrappandosi a una fune; Kledi, un diciassettenne che si trova in spiaggia con gli amici e segue la folla senza neanche sapere bene perché; Ervis, un ragazzino arrivato insieme ai suoi genitori; Robert, che coglie la palla al balzo per coronare il suo sogno di studiare cinema.
Oltre a essere stato accolto in maniera più che positiva dalla critica già alla Mostra del Cinema di Venezia, il film è stato appoggiato anche da molte Associazioni: Unicef, Amnesty International, Libera. Ma, al di là degli apprezzamenti di carattere umanitario, la pellicola colpisce (oltre che per la grande carica emotiva) anche per l’essenzialità del racconto. Attraverso punti di vista tutti diversi tra loro, viene fuori un quadro comune: il sogno che si infrange. Le testimonianze che arrivano dalla viva voce dei protagonisti sono intervallate da immagini d’archivio prese soprattutto dalle tv locali: è così che Vicari tenta di ricostruire la dignità delle singole persone, che sono state ammassate per giorni nello stadio di Bari, perché le istituzioni non avevano preso una posizione precisa sul da farsi.
L’esperimento riesce: la narrazione scorre e si fa via via sempre più avvincente, senza bisogno che ci si schieri da una parte o dall’altra, ma solo con la voglia di capire. Magari sperando di evitare situazioni così paradossali per il futuro.
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