La La Land - Recensione
- Scritto da Davide Parpinel
- Pubblicato in Film in sala
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Mia lavora in un caffè negli Studios a Hollywood. Vuole fare l'attrice e passa da un provino all'altro con scarso successo. Sebastian è un pianista jazz, un purista che interpreta questo genere musicale nella sua profonda intimità. Anche lui, però, è costretto ad adattarsi a lavori di musicista che poco lo soddisfanno. Un giorno a una festa i due si incontrano e da quel momento non si lasciano più. Passano le stagioni e Mia e Seb coltivano il loro amore e i propri sogni, seppur la dura vita a Los Angeles non sembra tenere in considerazione le loro aspirazioni artistiche. Per guadagnare, quindi, Seb entra a far parte di un gruppo pop e Mia, invece, porta in scena il suo monologo con scarso successo. I due, così, tristi e non più coinvolti, si separano allontanandosi. Se potessero tornare indietro i due giovani prenderebbero altre strade, compierebbero altre scelte? E' possibile ancora sognare al giorno d'oggi o la realtà è troppo arida e dura?
La La Land, quindi, il paese del "La-La-La", ossia della canzone, del ritmo, della musica. Le note riescono a trasportare le persone in un modo magico, lontano da tutto. Se poi queste note sono quelle delle canzoni del musical, il trasporto è maggiore. Damien Chazelle pensa a coreografie di gruppo infinite, con folle di ballerini e piani sequenza interminabili a riprenderne le movenze. La musica, pertanto, domina incontrastata nella prima parte del film, per poi passare in secondo piano quando Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling) si separano sentimentalmente e artisticamente. Sembra quasi che il loro amore fosse tenuto insieme dalla musica, dai sentimenti che provoca e dai sogni che fa maturare. Ecco dunque spiegato perché La La Land è un musical puro, in quanto al giovane regista americano, anche sceneggiatore, interessano i sogni e quale genere cinematografico riesce meglio a dimostrare ciò con musiche, danze e canti?
I sogni, però, si scontrano con la durezza della realtà che nel film è quella di Hollywood non capace di accogliere la spontaneità creativa dei due protagonisti. Commedia e dramma si intersecano non in maniera armoniosa. Sembra quasi che la crisi della coppia a cui si associa l'impossibilità di affermarsi secondo le loro volontà nelle rispettive attività artistiche, capiti all'improvviso e non sia consequenziale alle dinamiche di vita. Per questo nella seconda parte la pellicola perde intensità, perché si assiste in maniera repentina a un cambio di ritmo. Anche la macchina da presa nella prima parte sembra viaggiare per poi, successivamente, rifugiarsi in una regia di montaggio. Il finale non troppo banale, virato sul concetto di opportunità, cerca di porre un po' di rimedio.
Sicuramente di grande impatto visivo e di trasporto empatico, grazie ai colori accesi dei costumi e alla perfetta definizione dell'immagine, La La Land non è innovativo, né originale e allo stesso modo, però, non banale e prevedibile. In ottica Mostra del Cinema La La Land è una bella ventata di vitalità come apertura e al pubblico piacerà.
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Davide Parpinel
Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.