Contagion
- Scritto da Francesco Siciliano
- Pubblicato in Film in sala
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Beth, una dipendente di una multinazionale americana, contrae una infezione virale molto aggressiva dopo essere tornata a casa da un viaggio ad Hong Kong. Non sa di essere stata colpita da un virus sconosciuto che debella il suo sistema immunitario al punto da provocarle la morte nel giro di qualche giorno. Il suo non è un caso isolato: nel mondo vengono registrate altre morti sospette a causa dello stesso ceppo virale. Il rapido diffondersi della malattia costringe la comunità scientifica mondiale ad intraprendere una lotta contro il tempo per trovare un vaccino in grado di annientare il virus. La stampa, in particolare un blogger molto influente di nome Alan Krumwiede, non si fida però delle contromisure adottate dalla comunità scientifica, ma anzi incomincia a sospettare che non dica tutta la verità sulle cure contro il contagio per favorire le aziende farmaceutiche. I giorni passano ed i morti continuano ad aumentare vertiginosamente...

L'interpretazione degli eventi è affidata a personaggi archetipici: il regista li modella senza trasmettere enfasi, sensazioni di déjà vu e retorica. Nel film, come in molte altre opere catastrofiche d'oltreoceano di buona levatura, si ragiona sull'eterno scontro tra 'collettivismo' ed 'individualismo', tra fedeltà cieca verso le autorità e fede nei propri mezzi. Lo sguardo di Soderbergh è volutamente insostenibile, giocato su una messa a fuoco continuamente modulata tra sfondi e primi piani nella stessa inquadratura, quasi a voler rendere senza via di fuga l'incubo di cui sono vittime i protagonisti. Quello che impressiona è vedere zone normalmente affollate come gli aeroporti, i supermercati e le autostrade trasformate in un paesaggio da civiltà scomparsa.
Apparentemente un 'piccolo' film di genere senza troppe pretese, Contagion è in fondo la metafora di se stesso: un'opera ad alta contaminazione che invade il pubblico come un virus ed innesta sotto pelle una strana inquietudine. Da vedere.
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