Seoul Station - Recensione (London Korean Film Festival 2016)
- Scritto da Adriana Rosati
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Quasi in contemporanea con l’uscita del suo enorme successo Train to Busan, il regista Yeon Sang-ho ha diretto Seoul Station, un film animato che è stato girato precedentemente ed è stato definito il prequel dello zombie-movie. Il film è presente al London Korean Film Festival 2016 e siamo andati a cercare le supposte origini del blockbuster dell’estate.
Seoul Station, più che un prologo è un 'mood board' per Train to Busan e getta le basi per l’atmosfera del film live action. Se (come ho fatto io) pensate di trovare spiegazioni sulle cause dell’epidemia o un ampliamento dei fatti che la precedono e che erano solo accennati in Train to Busan, rimarrete a bocca asciutta. Seoul Station è in realtà una sorta di istantanea su ciò che sta accadendo a Seoul durante l’epidemia, forse la notte prima della partenza del treno e funziona più che altro da ponte tra una carriera in animazione ed un grande successo commerciale live action per il regista.
L’epidemia si diffonde tra i senza tetto e gli indigenti che vivono in strada e dormono al riparo nella stazione. Il film inizia con uno di questi senzatetto, un anziano barcollante e ferito al collo da quello che sembra un morso, che si aggira confuso e sofferente. Il poveraccio è schivato e ignorato dai passanti per il suo aspetto e il suo odore e il solo aiuto gli viene dal fratello che lo accompagna in giro per ospedali e case di ricovero in cerca di aiuto. Ma il sistema sociale e sanitario della città non funziona come dovrebbe e quando il vecchio muore in strada e si risveglia immediatamente in forma di zombie affamato la tragedia è ormai inevitabile.
Nel frattempo vengono introdotti anche i tre personaggi principali. Hye-Sun è una giovane prostituta, scappata di casa, che vive con il suo ragazzo Gi-Woong, un perditempo che vuole solo sfruttarla. Dopo una lite violenta con il ragazzo, la ragazza si ritrova a girare da sola per la città, nelle vicinanze della stazione. All’improvviso un’orda di zombie esce dai corridoi della stazione dove di notte dormono i senzatetto e comincia la fuga di Hye-Sun e pochi altri scampati al morbo che finiranno per rintanarsi in una stazione di polizia dove però gli agenti faranno più danni che altro. Nel frattempo Gi-Woong viene raggiunto dal padre di Hye-Sun, da tempo in cerca della figlia e insieme cominciano a girare nella notte infestata da un gruppo sempre crescente di zombie, per raggiungere Hye-Sun. Si ritroveranno verso la fine in un gruppo di appartamenti di lusso in esposizione per la vendita, dove la storia prenderà una piega inaspettata e molto cruda.
C’è da dire che alla luce dell’eccellente Train to Busan questo film potrebbe fare la figura del cugino povero, ma è un bel lavoro a sé stante e il fatto di essere un’animazione e quindi meno commerciale rispetto all'altro lavoro gli dà la possibilità di spingersi di più in un’atmosfera molto cupa e una storia di miseria umana. Insomma un film che siede comodamente nella propria nicchia e non deve rendere conto a nessuno.
L’epidemia ha un forte simbolismo sociale come era anche in Train to Busan, nella buona tradizione di Romero, ma qui prende la forma di vera e propria denuncia dello stato di disparità sociale del Paese, con molti riferimenti e frecciate al carente welfare sudcoreano. L’ultima parte del film è particolarmente metaforica, con la quasi assenza di zombie ma un inquietante ed irreale lusso in vendita che fa da sfondo alla misera fine della storia.
L’animazione è leggermente rozza, ma in tono con la vicenda raccontata e coerente con i lavori precedenti del regista, e riesce a dare momenti di reale suspense, sebbene i morti-viventi siano un po’ meno paurosi di quelli 'reali' di Train to Busan.
Gli zombie di Seoul Station non fanno prigionieri ed il film è senza compromessi e schiettamente cupo. Insieme con Train to Busan forma una coppia che si completa bene, anche se non in termini narrativi. L’anime soddisferà di sicuro gli amanti del genere.
http://linkinmovies.com/cinema/asia/seoul-station-recensione#sigProId826bfe836d
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Adriana Rosati
Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.
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