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Lost in The Moonlight - Recensione (London Korean Film Festival 2017)

Una bambina sperduta in un mondo incantato è il familiare racconto di Lost in The Moonlight, opera debutto della regista sudcoreana Kim Hyeon-ju, che è stata presentata in anteprima per il Regno Unito al London Korean Film Festival 2017

Hyunjunli ha 13 anni ed è in procinto di partecipare ad una recita musicale di bambini nel palazzo Changdeok (un palazzo dell’era Joseon in Seul, monumento nazionale). La bambina reciterà nel ruolo minore dell’albero e, prevedibilmente, Hyunjunli non ne è molto contenta. Deve indossare un brutto costume invece dei colorati abiti tradizionali coreani e il suo ruolo è di poca importanza. In più ci sono i suoi genitori che mostrano il loro entusiasmo ma saranno ancora così eccitati quando sapranno che la figlia non è una delle star dello spettacolo? Nel frattempo in un mondo parallelo e mitologico c’è un Jagyeongnu (un orologio Joseon tradizionale dal meccanismo ad acqua che muove delle statuine che segnano le ore) con dodici animali Dei del Tempo, a rappresentare le ore. Il Dio del Tempo Topo, come Hyunjunli, è stanco di fare quel lavoro ripetitivo e noioso e di essere solo un piccolo ingranaggio della macchina, quindi decide di scappare in cerca di avventure e finisce nel mondo degli umani. Qui ha un breve e casuale incontro-scontro con Hyunjunli in cui perde il suo personale ciondolo magico del tempo. Quando la bambina lo raccoglie, è catapultata in un mondo fantastico dove incontrerà il Signor Scoiattolo e con lui sarà portata al Palazzo del Moonlight dalla misteriosa e bellissima Lady Blossom. Le conseguenze della marachella del Topo però sono più gravi di quanto si possa pensare e Hyunjunli dovrà aiutare a ristabilire il ciclo della natura e gli equilibri del mondo incantato che stanno compromettendo anche quello degli umani.
Da qui la storia di Lost in The Moonlight, opera debutto della regista sudcoreana Kim Hyeon-ju, si fa piuttosto fumosa e complessa con una lunga serie di personaggi la cui maggioranza fa riferimento alle tradizioni folkloristiche coreane e di conseguenza non molto familiari ad un'audience straniera. Inoltre la narrazione a tratti sembra saltare dei passaggi che aiuterebbero la comprensione, non so bene se per incuria o per una scelta precisa.
La morale è piuttosto chiara, non importa se si ha un piccolo ruolo nel marchingegno della vita, ogni piccola parte è fondamentale ed ha la sua importanza, di conseguenza bisogna dare il meglio di sé anche nelle piccole cose. Una morale che sembra andare in parallelo con la severa etica lavorativa orientale e che lascia poco spazio alla determinazione di uscire dal conformismo. C’è anche un messaggio ecologico di fondo sulle conseguenze della disattenzione umana nei confronti della natura.
Quello che non si può ignorare è un certo parallelismo con il grande classico di Hayao Miyazaki, La città incantata. Le somiglianze saltano agli occhi, non solo per la storia che comunque ha un’ambientazione comune a molte operette morali per bambini, ma alcuni personaggi sono curiosamente simili, primo fra tutti il dragone volante che entrambe le bambine cavalcano e, a seguire, i piccoli aiutanti, lo spirito dalla maschera bianca e altri. Per quanto riguarda i disegni, gli sfondi sono belli e complessi, mentre l’animazione in primo piano ha un che di televisivo.
C’è una originale parte del film in cui Hyunjunli vola tra magiche librerie animate che è un affascinante riferimento ad un genere pittorico coreano (Chaekkado) che ritrae infinite librerie e scaffali, pieni di libri, piante animali e cibo e che tradizionalmente veniva usato in pannelli decorativi componibili e paraventi.
Il film è comunque pieno di bei colori, incantevoli vestiti fluttuanti, canzoncine orecchiabili e simpatici personaggi e animali, rendendolo fondamentalmente un film per famiglie, molto mirato ai bambini (specialmente le bambine) che al contrario degli smaliziati scrittori di recensioni, interpreteranno la complessità della storia come un ricco spunto per mettere in moto l’immaginazione.

Mentre i titoli di coda scorrono vengono mostrate le immagini dei riferimenti reali a cui il film si ispira, il palazzo Changdeok, l’orologio Jagyeongnu, le pitture e anche il wirework e le danze ricalcate dall’animazione.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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