Cose nostre - Malavita - Recensione
- Scritto da Anna Maria Possidente
- Pubblicato in Film in sala
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La famiglia, qualsiasi cosa accada, resta sempre il pilastro sul quale appoggiarsi. Soprattutto nelle situazioni più estreme. Soprattutto se si parla di una famiglia con un passato molto losco da nascondere.
Giovanni Manzoni (Robert De Niro) è un ex boss mafioso pentito che con il nome di Fred Blake è costretto, assieme alla moglie Maggie (Michelle Pfeiffer) e a due figli, a trasferirsi in uno sperduto paesino della Normandia sotto la tutela del Programma di Protezione Testimoni.
Cose nostre - Malavita, ultima fatica di Luc Besson, ispirata al libro omonimo di Tonino Benacquista, non è la solita farsa piena di luoghi comuni sulla famiglia mafiosa italo-americana: all’inizio la comicità nasce dalla differenza tra le abitudini degli americani e quelle dei provinciali francesi, ma si capisce presto che il regista non prende di mira nessuna cultura in particolare, né quella degli americani, né quella dei francesi. Besson fa semplicemente un miscuglio tra due realtà che ha vissuto personalmente: la vita nel paesino e quella nella grande metropoli. Il bello è vedere come i protagonisti reagiscono alle situazioni quotidiane, non solo per il fatto di essere abituati a mangiare in un certo modo (è divertentissima Michelle Pfeiffer che va fuori di testa al supermercato quando non trova il burro di arachidi!), ma anche per il modo in cui la famiglia Manzoni è abituata ad affrontare le questioni. Se i paesani pensano di poter approfittare dei nuovi arrivati, si sbagliano di grosso: quando l’idraulico tenta di fare il furbo, proponendo lavori inutili e dispendiosi alle tubature, quello che tutti conoscono come uno scrittore solitario e bonaccione ha in serbo una vendetta molto cruenta. D’altra parte, la forza di questa bizzarra famiglia è davvero l’amore reciproco, che li salva nel momento peggiore.
Importante per la riuscita della pellicola è stato il contributo di Martin Scorsese nella produzione: non si poteva fare un film-omaggio al genere criminale senza coinvolgere (e anche citare in una scena) un regista che ne rappresenta l’istituzione.
Divertente, con un’ironia dai tratti piuttosto oscuri: un film che, grazie al carisma dei protagonisti e all’originalità della sceneggiatura, è destinato a ottenere un buon riscontro da parte del pubblico.