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Gambit

Risate di gusto e cast artistico e tecnico di prim’ordine: Gambit, remake dell’omonimo film del 1966, ha un umorismo singolare ed esilarante. La coppia Firth-Diaz funziona bene e rende la commedia ancor più gradevole


Harry Deane (Colin Firth) è un critico d’arte che cura mostre a Londra. L'uomo decide di ingaggiare la regina del rodeo texana Pj Puznowski (Cameron Diaz) per realizzare una maxi truffa: si tratta di raggirare l'uomo più ricco d'Inghilterra, l'avido collezionista Lionel Shabandar (interpretato da Alan Rickman), convincendolo ad acquistare un falso dipinto di Monet.
Gambit è una commedia brillante che, pur basandosi su banali cliché come l’inglese dal carattere super controllato, l’americano che non vede l’ora di fare a botte e la texana campionessa di rodeo, è in grado di regalare non pochi momenti di comicità scoppiettante e fa ridere di gusto. Il personaggio di Firth è brillante, mai scontato, e persino la Diaz non dà l’idea della macchietta e Rickman è un simpaticissimo 'cattivo'. Insomma, la mano dei fratelli Coen (che in questo caso hanno curato soltanto la sceneggiatura, lasciando la regia a Michael Hoffman) si vede e si apprezza tutta. Risulta anche parecchio azzeccata l’inedita coppia.: Harry Deane è l’inglese tutto d’un pezzo che, anche quando in una delle scene più divertenti gira in mutande per i corridoi del prestigioso hotel Savoy, prova a mantenere qual contegno tipico di un uomo dal suo carattere; Miss Puznowski è esattamente l’opposto (che lo attrae!): la rozza spennatrice di polli che, arrivata a Londra, utilizza tutta la sua scaltrezza per portare a termine una truffa da milioni di sterline. La trama non segue un filo scontato e la storia non dà tanto spazio a giochi di seduzione tra i due; il filo conduttore è il raggiro, che all’inizio sembra semplice (considerata anche la superficialità del riccone, che non capisce nulla di arte, ma si diletta ugualmente a collezionare opere di importanti artisti), ma man mano si rivela abbastanza ostico.
Oltre ai Coen e a Colin Firth, l’altro premio Oscar chiamato a realizzare questo film è Stuart Craig (creatore del magico mondo di Harry Potter) che ne ha curato la scenografia. Interessante notare come gran parte della storia si svolga insolitamente di notte e di conseguenza c’è stata una maggiore difficoltà nel realizzare le scene, attraverso l’utilizzo di superfici riflettenti come la pioggia, il vetro e l’acciaio per le strade e negli edifici.

Al di là di considerazioni puramente tecniche, la pellicola scorre fluida, senza momenti morti, in modo da incuriosire e divertire costantemente lo spettatore. Risate assicurate e finale a sorpresa.

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