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Venezia 78: le nostre conclusioni

Finita la Mostra del Cinema è giunto il tempo delle considerazioni. Dal cinema del Concorso, alle valutazioni su quanto è stato proposto in sala, alle dichiarazioni ufficiali e meno ufficiali sull’andamento della Mostra, noi esprimiamo il nostro parere, concentrandoci soprattutto sul cinema

Sabato 11 settembre al termine della cerimonia di chiusura della Mostra del Cinema 2021, il presidente de La Biennale Roberto Cicutto ha dato appuntamento al 2022 per la 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ora che il sipario è calato, è arrivato il tempo delle riflessioni su quanto è stato. 

Il cinema del Concorso - Venezia 78. Il Concorso di Venezia 78 ha portato sullo schermo grandi storie e qualche riflessione. Le narrazioni si sono divise tra passato e presente, come visto in Madres paralelas, Il buco di Frammartino (racconto speleologo tra presente e passato che dice molto sul presente del Sud dell’Italia), Leave no Traces di Matuszynski, The Card Counter, Reflection, il film ucraino diretto da Vasyanovych e anche l’affresco vivo e pulsante di Lady Diana al centro di Spencer di Larraín. Il passato, invece, è stato interpretato in Illusions perdues di Giannoli, lo stesso Leone d’oro, L’événement tratta di un argomento sociale ancora molto, ahinoi, contemporaneo, o anche ne È stata la mano di Dio che per quanto sia in apparenza una storia famigliare, si inquadra in un preciso e folto pantheon di miti del passato di Sorrentino; anche La caja di Lorenzo Vigas si articola sull’idea di come il presente sia disseminato degli orrori del passato, soprattutto in Sud America. Poi ci sono le commedie che hanno divertito (più o meno) come Qui rido io, Official competition, Freaks Out, Mona Lisa and the Blood Moon; mentre il presente è la chiave per interpretare On the Job: the Missing 8, Captain Volkonogov Escaped, Un autre monde di Stéphane Brizé, anche The Power of the Dog, e infine le riflessioni famigliari di Sundown di Michel Franco, The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal e America Latina dei D’Innocenzo. La riflessione, dunque, dei film in Concorso è stata ampia; ha toccato molti temi come la famiglia, la storia, i rapporti umani, nessuno, però, più a fondo la nostra contemporaneità. Non è stato proposto un momento per comprendere quanto è accaduto nel mondo di oggi e di ieri, della piaga che sta consumando i nostri giorni (non intendiamo solo la pandemia dovuta al COVID-19 ma anche al gravissimo problema del cambiamento climatico); nemmeno un documentario o un film di finzione che poteva usare il passato come metafora per spiegare i giorni nostri. Forse nessun regista, anche al di fuori di quelli selezionati, ha dedicato il tempo giusto per rifletterci o forse, se ci sono stati, non erano pronti per il concorso della Mostra. Ecco che, quindi, Venezia 78 ha proposto le stesse idee, bene o male, delle Mostre del recente passato, costellate di grandi nomi, grandi produzioni, grandi film che hanno accontentato la stampa, che trionferanno nelle competizioni cinematografiche fino alla primavera 2022, le quali, però, hanno entusiasmato, hanno fatto saltare dalla sedia in pochi. Anche il Leone d’Oro ha rapito occhi e cuore di molta stampa italiana, forse un po’ nostalgica delle atmosfere degli anni Sessanta, facendo urlare qualcuno al capolavoro, per invece attestarsi su buoni giudizi da parte del resto della stampa internazionale. La sala darà il suo giudizio.

Il cinema di Venezia 78 ha mostrato e anche riflettuto? Tornando al Concorso, insomma, nessuno squillo, nessuna idea forte. Il cinema è vivo, e questo lo sapevamo, ma le idee? In apparenza, quindi, è stato svolto un buon compito da parte del direttore Alberto Barbera e dalla sua folta schiera di esperti del settore (altresì detta selezionatori), ogni anno sempre più numerosa, come del resto dai registi selezionati. Da cineasti come Almodóvar, Sorrentino, Campion, e ci mettiamo anche Frammartino e Paul Schrader, era lecito aspettarsi dei valevoli film e infatti non hanno deluso le aspettative. È tutto ciò che sta attorno che si è attestato in una realizzazione cinematografica piatta, a nostro giudizio. Sono, quindi, mancati i film? Il Festival di Cannes ha raccolto tutte le visioni in circolazione con il suo super programma oppure mancano le idee e la voglia di realizzarle? Se fosse la prima ipotesi, ci dispiace e confidiamo sullo sguardo lungimirante dei selezionatori per Venezia 79. Se il problema fosse il secondo, allora la questione è un po’ più grave. Certo riflettere sull’ultracontemporaneità è sempre complesso, però in questo momento crediamo che il pubblico della Mostra e del cinema in generale, oltre che di commedie, di storie, di risate, avrebbe avuto anche bisogno di riflettere su come vivere il proprio presente. Oltre al pensiero della scienza, necessario e indiscutibile, ci deve essere anche quello dell’arte e di chi la crea e la Mostra è una manifestazione d’arte cinematografica.

Dagli Stati Uniti all’Italia. Nella visione globale del programma, però, ci sono anche delle note positive. Finalmente, il concorso non è stato americacentrico come quello delle precedenti edizioni, dimostrando che nel mondo esistono altre, tantissime, valevoli cinematografie. È stato, al contrario, italocentrico con cinque film italiani in Concorso, seppur alcuni di questi abbiano instillato il dubbio sul perché fossero lì. Ad esempio, l’atto secondo di Gabriele Mainetti che conquisterà i botteghini, ha scontentato gli addetti al settore. Non poteva, pertanto, trovare una più corretta collocazione nel Fuori Concorso considerando anche la faraonica produzione, per invece lasciare spazio nel Concorso a Laura Bispuri, la quale è stata collocata in Orizzonti, una sistemazione un po’ stretta per una regista che ha già dimostrato con il suo cinema di poter competere nel concorso di Venezia? Oppure anche Ariaferma di Leonardo Di Costanzo non si meritava il Concorso al posto del film inutilmente patinato di Ana Lily Amirpour o della commedia degli argentini Duprat e Cohn, Official competition? Questi registi hanno ottenuto dei premi nelle precedenti edizioni della Mostra e quindi è lecito pensare che fosse giusta la loro collocazione nel Concorso. Se questa è la linea di pensiero, perché alla Mostra del Cinema 2020 un Leone d’Oro qual è stato Lav Diaz ha trovato il suo spazio in Orizzonti, conseguendo, tra l’altro, l’ennesimo brillante premio della sua carriera. Come mai? Misteri delle selezioni!
Nella truppa cinematografica nostrana per fortuna ci sono stati anche valevoli riscontri come il già citato Sorrentino, l’affascinante Il buco e, spostandoci fuori dal Concorso, a parte Di Costanzo anche La scuola cattolica di Stefano Mordini è stata ben accolta e la favola a km zero (perché parla di un aspetto della vita veneziana) di Yuri Ancarani, Atlantide. A questi registi, inoltre, sono collegati dei piacevoli ricordi. Abbiamo sorriso vedendo la tensione e la commozione di Sorrentino alla prima di È stata la mano di Dio che poi ha anche manifestato durante la conferenza stampa ufficiale; ci siamo lasciati travolgere dal contagioso entusiasmo di Mordini sul red carpet che intonava le note de La collina dei ciliegi di Lucio Battisti; ci siamo stupiti dell’inaspettata eloquenza di Ancarani che ci ha abituato a poche e misurate parole nelle interviste ufficiali. L’ultima annotazione sul cinema italiano della Mostra 2021 riguarda i fratelli D’Innocenzo. A nostro parere, è necessario lasciare ai due registi il tempo giusto per crescere. Stanno dimostrando di seguire una linea di percorso precisa nella loro cinematografia e ogni film rappresenta un piccolo passo avanti. America Latina non è un film perfetto, nemmeno, però, imperfetto, per questo bisogna saperlo valutare in quest’ottica. Buona parte della stampa italiana che dopo il successo di Favolacce in sala e al Festival di Berlino, poneva sul capo dei fratelli la corona di cineasti formidabili del cinema italiano, ora, invece, dopo la visione di America Latina ha parlato di un mezzo tonfo, detronizzandoli del loro valore. È necessario essere più obiettivi e guardare meno alla singola prestazione. 

Una nuova formula per il Concorso. Ci auguriamo, quindi, che a partire da Venezia 79 non si torni all’antico inserendo grandi produzioni di Hollywood in Concorso, a discapito di altre valevoli cinematografie. Siamo fiduciosi che il cinema della prossima Mostra, sulla base della disponibilità, sappia raccontare il nostro presente in un equilibrio di proposte di storie più calibrato, rispetto a quello di quest’anno. Se la scelta di inserire in Concorso il film ucraino Reflection e la pellicola della Merkulova e Chupov, Captain Volkonogov Escaped che hanno ben figurato in Orizzonti nelle passate edizioni della Mostra, ha rappresentato la vera sfida per la Mostra 2021, questo salto di categoria deve diventare una prassi. Soprattutto, però, il Concorso deve porre al centro della sua visione, un’idea di cinema precisa, riflessioni, spunti, modi di interpretare ciò che e non solo una serie di grandi nomi. 

Oltre il cinema, cosa ci lascia Venezia 78? L’organizzazione della Mostra 2021 è stata soddisfacente e corretta. Rimangono alcune questioni in sospeso come il sistema di prenotazioni che deve essere rivisto. Come abbiamo già scritto nei nostri Diari, prenotare i biglietti in anticipo è una grande comodità che evita di sprecare tanto tempo in fila, però è da migliorare, innanzitutto dotandolo di un’applicazione e poi ristabilendo le priorità. Siamo contenti che il presidente Cicutto abbia parlato di nuovi interventi di restauro per le sontuose architetture del Lido e ci auguriamo che dall’anno prossimo quel muro che ha impedito la visione del red carpet da parte del pubblico, sia abbattuto. 
Approfittiamo di questo bilancio per rivolgere un ultimo pensiero al direttore Barbera. Siamo speranzosi che a partire da Venezia 79, l’assegnazione dei Leoni d’Oro alla carriera si rivolga anche alle altre cinematografie del mondo. Oltre ai registi e interpreti americani, italiani e francesi che in gran numero hanno conseguito la vittoria di questo premio negli anni passati (la regista di Hong Kong Ann Hui è stata l’unico Leone d’oro alla carriera fuori da questo magico terzetto), il direttore sappia individuare altri registi e interpreti meritevoli che hanno segnato e valorizzato la storia del cinema del presente.
Altra questione che rivolgiamo al direttore Barbera riguarda il totoleoni che tanto l’ha fatto infuriare tra sabato e domenica scorsa. Il direttore ha affermato che è svilente per gli artisti in Concorso questo gioco, condotto soprattutto dalla stampa, di stilare un palmares ipotetico. Noi personalmente non crediamo che interagire con i nostri lettori su quali film abbiamo più amato, sia svilente. È piuttosto demoralizzante leggere sui social network che giornalisti accreditati a pochi minuti dalla premiazione o anche prima della conferenza stampa di presentazione del programma, svelino i nomi dei film vincitori o i titoli in Concorso. Questo è il vero sgarbo al lavoro della giuria, dei registi selezionati e anche del suo comitato di selezione.


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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