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Diario da Venezia 78: giorno 5

Il nostro diario (quasi) giornaliero dalla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che racconta la nostra vita quotidiana a sfioro del Lido, intrisa di film, opinioni, aneddoti, incontri, spunti e tantissime riflessioni, soprattutto di cinema

Quinto giorno alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia… o forse è il sesto?! Qui i giorni passano e se ne perde il conto! È il giorno del film di Michel Franco, o di quello di Mario Martone? No è martedì Martone… e il cambogiano di Orizzonti? Venerdì forse… che confusione! 
Benvenuti nel nostro presente!

In diretta dal Lido. La domenica, è noto, è il giorno in cui il pubblico prende d’assalto il Lido. In realtà il primo fine settimana è il momento dei fan, dei curiosi, degli amanti di cinema e di tutti coloro che vogliono respirare l’aria dell’evento. Abbiamo visto nei nostri giri per la cittadella una folta folla, munita di mascherina, ammassata sull’affaccio che dalla strada guarda alla darsena dell’Hotel Excelsior. Gli sguardi di tutti erano sbarrati, pronti a scandagliare tutte le imbarcazioni che si avvicinavano; capite bene che anche solo una ragazza ben vestita, una donna particolarmente elegante che saluta o un uomo affascinate che sorride possono creare gioia, felicità, una scarica di adrenalina e aprire le ipotesi su chi possano essere, anche se, magari, sono solo dei semplici ospiti dell’Hotel. Certo che i fotografi ben schierati e un manipolo di persone attorno all’attracco, creano l’ansia dell’arrivo. Questo sano entusiasmo lo abbiamo rintracciato anche in coloro, adulti e giovani, che guardano affascinati e curiosi le lussuose Lexus, blindate nei profondissimi vetri oscurati, in cerca di un volto o sguardo noto. Anche se l’auto è ferma, ed è evidente che è completamente vuota, la curiosità di gettare lo sguardo dentro, c’è sempre. Infine ci sono gli stoici che si posizionano in quei pochi metri di transenne che precedono l’imbocco al red carpet. Questi più degli altri patiscono caldo e stanchezza, in quanto sono fermi immobili per non perdere la posizione conquistata sotto un sole che in questi giorni sta invadendo con forza il Lido. Il loro obiettivo è sbirciare dentro l’auto, magari essere salutati. Non è molto, ma per alcuni può essere tanto. Ci auguriamo che dalla prossima edizione della Mostra, la barriera visiva lungo il red carpet sia tolta, così da sentire e vedere la gioia di molti esplodere alla vista dei loro divi preferiti.

Parliamo di film. Per quanto riguarda il concorso di Venezia 78 con oggi domenica 5 settembre sono stati presentati: Madres paralelas, The Power of the Dog, È stata la mano di Dio, Il collezionista di cartaSpencer, The Last Daughter, Competencia oficial, Il buco, Mona Lisa and the Blood Moon di Ana Lily Amirpour, Illusions perdues di Xavier Giannoli, Sundown di Michel Franco. Undici film sui ventuno che costituiscono il concorso, quindi siamo a metà. Nel pagellino che appare sul daily della Mostra, in cui sono raccolti i voti di alcuni esponenti della stampa italiana e internazionale, a oggi, domenica, sono stati votati tutti i film con l’esclusione degli ultimi tre, perché presentati appunto oggi. Questa la situazione dei voti (la votazione è da 1 a 5 stelle). Partiamo dalla stampa italiana. È stata la mano di Dio ha la media più alta con 3,8 stelle; si segnalano le 5 stelle (denominate “la perfezione esiste”) assegnate da Repubblica, Il Messaggero e La Stampa a cui si contrappongono le 2,5 stelle de Il Foglio. Seguono Madres paralelas e Il collezionista di carte con 3,5 stelle; poi Competencia oficial, Il buco e The Power of Dog, mentre Spencer delude con 1 stessa assegnata da Il Manifesto, molte 2 stelle e le sole 4 stelle de Il Gazzettino (povero Larraín! A noi il film è piaciuto!). In generale, sei film hanno una media di almeno 3 stelle ossia conseguono un discreto voto. La stampa internazionale che comprende, tra le altre, testate come Hollywood Reporter, IndieWire, Screen International, Positif, France Culture, El País non propone una media delle votazione, bensì i singoli voti. Guardando quindi “le stelle” possiamo notare che il film di Jane Campion ha soddisfatto tutti, tranne la rivista tedesca Süddeutsche Zeitung che gli ha assegnato 2,5 stelle; sono piaciuti molto i film di Almodovar, Schrader e Sorrentino che raccolgono globalmente dalle 3,5 stelle in su, nessuno con 5 stelle però. Il buco non è stato visto da tutti e i pochi voti non superano le 2 stelle, tranne che per The Observer che assegna al film di Frammartino ben 5 stelle. Altre votazioni massime sono state date a The Power of Dog da Hollywood Reporter, El País e Positif, mentre The Film Verdict ha assegnato zero stelle a Spencer che rappresenta il voto più basso della stampa internazionale insieme alla stella e mezzo di France Culture a Il Buco. Insomma a parte qualche voto estremo, il concorso alla stampa sta piacendo. Domani vedremo cosa hanno raccolto i film di oggi, soprattutto il film di Michel Franco, regista sempre ben apprezzato dalla stampa. Ma cosa significa questo pagellino e questa analisi? In realtà davvero poco, perché è tradizione che il film che più piaccia alla stampa solitamente non raccolga nessun premio. In realtà considerando che si tratta di riviste di settore molto lette internazionalmente e trattandosi di quotidiani italiani anch’essi letti soprattutto da chi va ancora al cinema (adulti di fascia superiore ai quarant’anni e questo non lo diciamo noi, ma le statistiche) i voti e i relativi giudizi possono molto influenzare il successo o l’insuccesso di un film. Quindi è bene sempre dare un occhio a queste stelle. Nei prossimi giorni, faremo un aggiornamento dei voti.

Capitolo conferenze stampa. Abbiamo seguito solo una conferenza stampa, quella relativa a Mona Lisa and the Blood Moon di Ana Lily Amirpour, regista anglo-iraniana, naturalizzata americana, vincitrice alla Mostra del Cinema 2016 del Premio speciale della Giuria per il film The Bad Batch. Insieme a lei erano presenti l’attrice Kate Hudson e gli attori Ed Skrein e Craig Robinson. Moderatrice Giulia D’Agnolo Vallan. Proprio la Vallan ha posto un quesito interessante alla regista: definendo Mona Lisa and the Blood Moon una fiaba, ha chiesto perché avesse deciso di girare un fantasy. La Amirpour ha riposto, dicendo che il cinema che lei ama e che ha sempre visto nella sua vita è di matrice fantasy. Quando, infatti, scrivendo la sceneggiatura ha capito che avrebbe girato questo tipo di film era contentissima, perché così ha potuto raccontare di guerrieri spirituali che stavano intraprendendo un viaggio pieno di emozioni fiabesche. Il personaggio di Charlie, infatti, ha qualcosa della Storia infinita, di Terminator 2, di Ritorno al futuro, perché il ragazzino protagonista vuole dare una forma al suo futuro verso il bene; le fiabe, infatti, si chiedono che cosa sia il bene, tracciando i suoi confini nel sistema. Sempre la regista è stata interrogata sul valore e sulla funzione di New Orleans, cornice del film. Questa città, ha affermato la Amirpour, è un altro personaggio che segna e dirige i destini dei personaggi. Lei stessa prima delle riprese, è andata a New Orleans, vivendo la sua follia, la sua leggiadria, il caos che travolge per la sua magia. Qui, ha continuato la regista, non si controlla il tempo o le persone: la città ha un senso di follia. Le domande, quindi, si sono focalizzate sul senso del film. Ha sempre risposto la regista asserendo che Mona Lisa and the Blood Moon parla di outsiders, di persone non conformi e non comuni. Tra questi personaggi 'strani' ha cercato di raccontare la loro connessione, principalmente tra Bonnie e Mona Lisa e tra quest’ultima e Charlie. Ha continuato - la regista - dicendo che lei stessa è sempre stata quella non convenzionale, in cerca della sua strada che ha dovuto adattarsi e trovare il suo spazio. Il cinema è l’unico luogo in cui si sente sicura. In questo set, in particolare, la regista ha trovato tante belle persone strane a cui voler bene. Tra le stranezze pare che si sia vestita da pagliaccio, mentre seguiva l’operatore che girava la scena dell’inseguimento. L’elemento linguistico, inoltre, fondamentale della pellicola è la musica che permette a tutto di fiorire, dalle menti, ai comportamenti dei personaggi. La musica, quindi, appare talmente importante che la regista ha confermato che alcune canzoni erano già state inserite nella sceneggiatura, dato confermato da tutti gli attori. Venendo ai personaggi, Kate Hudson ha definito Bonnie una sopravvissuta, una guerriera con la scorza dura. Ed Skrein, dal canto suo, ha affermato che il film era molto distante dalle sue radici attoriali, eppure è ben presto diventato parte del personaggio, quasi sentiva che viveva in lui, grazie anche ai costumi stranissimi che ha dovuto indossare, ai tatuaggi, alle scritte che gli facevano sul corpo. In questo carnevale, come lui l’ha definito, ha indossato anche New Orleans, vivendola, uscendo per scoprirla anche di notte con 38 gradi. Craig Robinson, invece, ha dichiarato che non si sentiva a suo agio nella parte del poliziotto. Per capire l’essenza del suo personaggio, si è dovuto concentrare sugli ostacoli che questo deve superare per ottenere il suo scopo. Anche lui, in fondo, è un guerriero.

Finalmente in sala. Mona Lisa and the Blood Moon è un’esperienza visiva e sonora. La storia della giovane Mona Lisa, interpretata dall’attrice coreana Jeon Jong-seo, una ragazza senza passato, né presente, che scappa da un ospedale psichiatrico per vivere la New Orleans di Bourbon Street, scorre sullo schermo scandita da musica da rave party a tutto volume. Le sue azioni, gli incantesimi con cui manipola le persone a lei avverse, gli incontri con la ballerina Bonnie, Kate Hudson, con suo figlio Charlie, Evan Whitten, e con un sedicente dj, interpretato da Ed Skrein, sono accompagnati da una precisa scelta musicale che coinvolge e sconvolge lo spettatore. Questo è l’elemento linguistico principale del film a cui si aggiunge una fotografia virata in tinte acide e l’uso di grandangoli che conferiscono l’idea del sogno. Tutto ciò rende Mona Lisa and the Blood Moon una favola nera, un fantasy cupo, notturno, in cui nessuno dorme, compreso nel malessere di vita che domina la visione. I temi dell’emarginazione, dell’essere outsiders in una società convenzionale, del potere del karma come elemento che pone in equilibrio le esistenze e dei rapporti umani come unico canale per il raggiungimento di una vita soddisfacente, sono stati pensati dalla regista come colonne di pensiero del film, ma che non trovano spazio nel film. Mona Lisa è solo una sequela di immagini, accompagnate da un sottofondo musicale a tratti fastidioso.


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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