WikiLeaks e il sabotaggio de Il quinto potere
- Scritto da Luca Polacco
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A nulla sono servite le richieste e le critiche di Assange: il film è comunque uscito. Ed ecco partire il sabotaggio: Assange in una dichiarazione ha annunciato "questo week-end, invece di andare a sprecare i vostri soldi in una finta propaganda hollywoodiana, perché non chiamate i vostri amici e vi mettete a vedere qualcosa di vero, Mediastan?".
Già, Mediastan. Ma di cosa si tratta? Di un documentario prodotto dallo stesso Assange e diretto da un giornalista e medium svedese, Johann Wahlström. La sinossi dello stesso documento parla di un viaggio dall'Afghanistan fino a Manhattan, superando i confini ed i limiti della libertà di parola. Tutto comincia infatti con l'apparente tradimento del soldato semplice Manning che passa sottobanco al gruppo WikiLeaks una serie di documenti top secret.
Risultato: Il quinto potere è andato lentamente a picco. La pellicola ha incassato solo 1,7 milioni di dollari in 1.769 cinema, il peggior risultato di sempre per film distribuiti in più di 1500 cinema. Di contro, 500.000 sono stati i download singoli di Mediastan, che è stato rilasciata in forma gratuita (il numero di download equivale a circa 4,2 milioni di dollari al box office USA). Inutile dire come i piani alti della Disney, essendo la pellicola distribuita dall'etichetta Touchstone di proprietà della Mouse House, non siano proprio contenti di tutto ciò. Vero è che tante persone che vivono, per esempio, in stati conservatori, non hanno alcun interesse in Assange o in WikiLeaks, ma il risultato è proprio poca roba.
Assange, però, sembra lo avesse predetto: dal suo rifugio nell'ambasciata ecuadoriana a Londra infatti aveva avviato una conferenza Skype con la Hollywood Foreign Press Association, annunciando il fallimento della pellicola di Bill Condon a causa di una storia non veritiera ed incompleta.