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Punctum fluens, cinema e arte d'avanguardia

La sperimentazione cinematografica come ri-scrittura del movimento. Da qui parte Antonio Bisaccia in Punctum fluens, un lungo viaggio alla ricerca delle connessioni tra il cinema e le altri arti nei primi decenni del Novecento. Un'indagine sulla produzione di opere filmiche legate alle avanguardie storiche: dall'astrattismo all'espressionismo, dal dadaismo al surrealismo

Antonio Bisaccia è direttore dell'Accademia di Belle Arti di Sassari, la più giovane d'Italia. Forse proprio perché non ha tanti anni alle spalle - è stata fondata nel 1989 - è naturale guardi avanti più che indietro. Con un'attenzione particolare al cinema, l'arte giovane per eccellenza e sintesi di tutte le altre. Un'apertura che deve molto al lavoro fatto dalla direzione di Bisaccia che si è sempre occupato di cinema, di sperimentazione, del rapporto tra il linguaggio cinematografico e quello delle altre arti. Esempio calzante uno dei suoi studi più importanti, un libro la cui prima edizione risale al 2002 e che negli anni è diventato un piccolo classico nell’ambito degli studi sulle avanguardie cinematografiche: Punctum fluens. Comunicazione estetica e movimento tra cinema e arte d’avanguardia. Esaurito da tempo, il volume è di recente tornato disponibile in una nuova versione pubblicata da Meltemi Editore (244 pagine, 20 euro prezzo di copertina). Una ristampa rielaborata dove alla rivisitazione stilistica si è aggiunta anche una  preziosa prefazione di Patrick Rumble, docente di cinema e letteratura italiana all’Università di Wisconsin-Madison, e una postfazione firmata da R. Bruce Elder, pilastro del cinema sperimentale canadese e docente del Politecnico Ryerson di Toronto.

Nel segno di Roland Barthes. Dice Bisaccia sul grande studioso francese: "Amo Barthes perché getta il già visto oltre l’oscurità della monosemia, facendoci scoprire sempre nuovi livelli di lettura delle opere. Di qualsiasi natura esse siano. Ecco, questa realtà a più livelli, senza che nessuno di essi sia più vero dell’altro, mi affascina e mi apre a visioni". E un richiamo al noto critico e semiologo compare già nel titolo, costruito dall’accostamento di due termini che apparentemente formano un ossimoro. Se fluens deriva dal libro "Forma fluens" dello scienziato-letterato Ruggero Pierantoni, punctum è legato alla riflessione di Barthes che oppone il termine a quello di studium in riferimento all'immagine fotografica. "Il punctum è davvero qualcosa che ci punge, attirando la nostra attenzione nell’area del particolare, nel corpo della percezione, nell’alveo di un’indicibile dimensione cognitiva carica di potenziali": questa la base di partenza di Bisaccia che nella sua descrizione del cinema d'avanguardia riflette sulla complessa (e paradossale) natura dell'opera filmica che riproduce il movimento fermandolo (il flusso è un'illusione) e ricerca le molteplici connessioni con le altre arti.

La multidisciplinarità della settima arte. Tratto comune della sperimentazione cinematografica di cui si occupa Bisaccia, concentrandosi sui primi decenni del Ventesimo secolo, è infatti il carattere multidisciplinare che emerge con l'interazione tra registi e artisti di altri settori (che si fanno spesso sperimentatori del nuovo linguaggio cinematografico). Troppo forte la fascinazione di quel mezzo allora appena nato sulle avanguardie storiche-letterarie del periodo. Le potenzialità espressive che il cinema offriva erano davvero irresistibili. La nuova arma della visualità in movimento indicava risposte alle esigenze espressive ad esempio della pittura, che cercava uno strumento in grado di analizzare o moltiplicare il movimento stesso. Il quadro usciva dal proprio frame per indagare tutte le potenzialità del mezzo. La  multidisciplinarità è quindi il tratto distintivo, e insieme il suo destino, della sperimentazione cinematografica. Specifica però Bisaccia: "Nasce dall’idea che è necessario dare movimento alle forme in maniera eslege, ma al contempo solo una cinelingua che non finisca tra i denti delle altre arti può portare a compimento la potenza espressiva del cinema. Quindi confronto estremo, ma anche certo rigore nel cercare dentro il linguaggio del cinema il DNA di questa incredibile macchina della visione".

Le avanguardie artistiche e il cinema. Dall'astrattismo all'espressionismo, dal dadaismo al surrealismo. I film presi in esame da Bisaccia sono legati alle avanguardie storiche ed è interessante notare come un contributo importante, anche se sostanzialmente a livello puramente teorico, arrivi dall'Italia con le idee del Futurismo. Il manifesto della cinematografia futurista firmato nel 1916 contiene passaggi sorprendenti. Basta pensare, come sottolinea l'autore, "alla visionarietà anticipatrice di frasi come 'Simultaneità e compenetrazioni di tempi e di luoghi diversi cinematografate. Daremo nello stesso istante-quadro due o tre visioni differenti l'uno accanto all'altra'. Avevano inventato il videoclip e la dislocazione spazio-temporale, ma anche la videoinstallazione, l’idea di un cinema sinestetico". Pur associati ai principali movimenti di avanguardia, per i film Bisaccia preferisce però usare il termine sperimentale – come già teorizzato da Dominique Noguez – affiancandolo a quello di un'altra metafora militare: diserzione, intesa come "violazione della legge della visione", rifiuto di una comunicazione prestabilita, di un messaggio facilmente consumabile. Ecco il punctum: eludere le aspettative, cercare nuove associazioni, sovvertire le modalità di percezione. Quello che è importante è tutto nell'immagine, il soggetto non conta. "La forza disgregante dell’immaginazione annulla le connessioni logiche, e, prosciugando le affollate simbologie della ragione, determina una brusca rottura del polo rappresentazione-narrazione".

Il cuore francese della sperimentazione. Bisaccia esamina dunque una grande stagione in cui il valore della ricerca, e della sperimentazione, era prioritario sui valori puramente commerciali. L'area presa in considerazione è soprattutto quella francese, con Parigi cuore pulsante delle visioni avanguardistiche di taglio cinematografico, in particolare negli anni Venti. Un viaggio che in qualche modo parte con le intuizioni di Léopold Survage e arriva sino ai primi film di Salvador Dalí e Luis Buñuel. Nel mezzo trovano spazio Louis Delluc, Jean Epstein, Marcel L’Herbier, Abel Gance, Fernand Léger, Germane Dulac, Marcel Duchamp, René Clair, Man Ray. Una miniera di informazioni (tante citazioni interessanti e immagini dei film che vengono analizzati) accompagnate da riflessioni originali e illuminanti su un capitolo della storia del cinema poco conosciuto. Certamente una lettura non facile, ma affascinante anche nel linguaggio usato da Bisaccia che esplora i limiti della parola, imprimendo alla narrazione un ritmo avvolgente grazie al quale la rappresentazione dello studio, il libro, sembra fondersi con il suo oggetto, il cinema sperimentale.

 


Nella foto Antonio Bisaccia

Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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