Walesa - L'uomo della speranza - Recensione
- Scritto da Giulio Morselli
- Pubblicato in Film in sala
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Andrzej Wajda ha affermato che Walesa - L'uomo della speranza è sicuramente il soggetto più difficile su cui si sia trovato a lavorare durante i 55 anni di carriera cinematografica, ed è facile intuire il perché. Sarebbe stato infatti semplice per il regista e lo sceneggiatore Janusz Glowacki fare un film che fosse una semplice celebrazione di un personaggio fondamentale per la storia del loro paese, la Polonia, e per la politica internazionale, ma fortunatamente ciò non avviene in favore invece di un omaggio sì sentito e 'di parte' ma comunque bilanciato e mai eccessivo.
Il ritratto di Lech Walesa che ne esce è infatti quello di uomo forte, convinto e convincente ma a tratti pure goffo ed ambiguo, che ha dovuto lottare tutta la vita per ciò che credeva giusto ed importante per la propria gente, sacrificando spesso la vita familiare, sapendo in fondo di poter sempre contare sull'appoggio della moglie Danuta, donna di straordinaria forza e carattere.
Da un punto di vista contenutistico, per quanto francamente un po' anacronistico e fuori tempo massimo per la separazione netta fra 'bene' e 'male' e semplicistico nella presentazione dei 'cattivi', il film può dirsi tutto sommato riuscito, scorrendo senza intoppi o cadute di stile particolari. Dal punto di vista invece stilistico e visivo, per quanto mi renda conto che il film viva di altre suggestioni e sia figlio di un'altra epoca e di un'altra concezione di cinema, ci troviamo di fronte ad un prodotto confezionato sì con perizia e mestiere, ma decisamente 'obsoleto' per il contesto cinematografico contemporaneo, cosa a cui il regista sembra voler ovviare con una discreta commistione di formati (fiction e immagini giornalistiche di repertorio) ed una coraggiosa ed interessante colonna sonora.
Wajda ha anche affermato che questo vorrebbe essere un film per i giovani, un film che dia loro un esempio di partecipazione ed impegno politico attivo e propositivo: credo che questo possa essere vero per i giovani polacchi ma molto meno, purtroppo, fuori dai patri confini.