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Miracolo a Le Havre

La locandinaMarcel un tempo faceva l’artista a Parigi, ora lustra le scarpe per strada, nella cittadina portuale di Le Havre in Normandia. Un incontro inaspettato e la malattia della moglie, cambieranno per sempre la sua vita di provincia

Marcel Marx è un anziano lustrascarpe che anni addietro faceva “vita da Boheme” – per citare un’opera antecedente di Kaurismäki – a Parigi. Ora vive con la moglie Arletty a Le Havre, una cittadina portuale in Normandia, dove la vita scorre placida e tranquilla per tutti gli abitanti. Marcel passa le sue giornate racimolando soldi alla stazione, alla sera va al bar a passare il tempo con i compaesani. La moglie ogni sera lo attende a casa devota, ma all’improvviso la scoperta di una grave malattia la costringe a farsi ricoverare in ospedale dove rimarrà per diverso tempo. Nello stesso periodo Marcel fa un incontro inaspettato: un ragazzo profugo, giunto dall’Africa in un container di merci, sfugge alla polizia portuale e incontra per caso Marcel che lo aiuta e lo nasconde in casa come se fosse suo figlio. La solidarietà dei vicini – una fornaia, un fruttivendolo e una barista – e di un commissario di polizia dall’animo buono, saranno gli ingredienti indispensabili per aiutare Marcel a far fuggire il ragazzo a Londra e ricongiungersi a sua madre. Ma il “miracolo” non è finito: anche la moglie dell’uomo si riprenderà...

Una scena del filmAki Kaurismäki è un regista che nella sua carriera trentennale ci ha sempre regalato opere che raccontavano di personaggi umili e fuori dagli schemi, in cui l’amarezza della vita segnava profondamente la loro esistenza. Con questo Miracolo a Le Havre il regista finlandese dirige una storia che aggiunge un elemento nuovo alla sua visione del mondo: la speranza degli ultimi, ovvero una chiave di lettura che arriva direttamente dal neorealismo italiano di Zavattini e De Sica - Miracolo a Milano è chiaramente il film a cui si è ispirato il regista - e da qui l’omaggio con questo titolo.
I temi dell’immigrazione clandestina, della solidarietà umana e dello sfiorire della vita, si condensano nell’immagine finale del ciliegio in fiore che, in mezzo alle case  prefabbricate dove vivono Marcel e la moglie, sembra aver fatto sbocciare il vero miracolo: una società più giusta che aiuta a rialzarsi chi non ce l’ha fatta.
Con la delicatezza dei personaggi descritti da Kaurismäki (tutti attori francesi, commoventi nella loro tragica autenticità) la storia si umanizza e diventa ancora più interessante, senza cadere nella retorica buonista, ma anzi delineando una vicenda a tratti ironica e caustica, dove le battute che escono fuori dalla bocca dei personaggi sembrano uscite dai racconti di Kafka (e non è un caso se le amiche di Arletty le leggono in ospedale le opere dello scrittore ceco). Infatti le loro situazioni paradossali, a tratti inquietanti, rendono il film apprezzabile, realista ma anche surreale, dove anche la vecchiaia ha dignità artistica e l’umanità trabocca nelle sue mille sfaccettature. Un film godibile, una storia semplice ma piena di significato che accoglie la speranza e infonde fiducia sugli esseri umani.

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