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Far East Film Festival 2019: intervista a Lu Yue e Jessica Chen

Incontro con Lu Yue e Jessica Chen, regista e produttrice di Lost, Found. Dal lavoro di adattamento per il mercato cinese del film sudcoreano Missing a quello con l’attrice protagonista Yao Chen

I fari sono ovviamente tutti puntati su di lei: Yao Chen, una delle grandi stelle di questa edizione del Far East Film Festival. Ma ad accompagnare a Udine la diva cinese protagonista di Lost, Found ci sono anche il regista Lu Yue e la produttrice Jessica Chen. Lui importante regista (nel 1998 il suo film d’esordio Mr. Zhao vinse il Pardo d’Oro al Festival di Locarno) e grande direttore della fotografia (vanta anche una nomination all’Oscar per La triade di Shanghai di Zhang Yimou); lei produttrice, anima di questo progetto che riprende il soggetto del lungometraggio sudcoreano Missing. Un film con l’atmosfera del dramma e il ritmo del thriller che ha avuto buon successo in patria anche grazie alla presenza nel cast, come protagoniste, di Yao Chen e Ma Yili.

Lu Yue, lei non è solo un regista. Anzi ha lavorato più spesso come direttore della fotografia, collaborando anche con maestri come Zhang Yimou, Feng Xiaogang, John Woo. Cosa ha imparato da loro sulla regia?
Mi hanno insegnato tanto, partendo da tecnico e collaborando con loro ho potuto approfondire i diversi aspetti legati alla regia. Ognuno ha il suo metodo, ma sono accomunati dalla grande attenzione nei confronti della storia, dello sviluppo dei personaggi e della recitazione di tutti gli interpreti.

Non ha mai pensato di curare personalmente anche la fotografia visto la sua esperienza in questo campo o pensa che i due ruoli siano necessariamente da separare?
Sono convinto sia meglio separare queste due professionalità. Il direttore della fotografia deve essere al servizio del regista. Anche se può dare dei consigli, le decisioni spettano a quest’ultimo.

Che consiglio darebbe a un direttore della fotografia che vuole provare a cimentarsi con la regia? Quali sono le difficoltà maggiori in questo passaggio di ruolo?
La cosa più importante è sentire profondamente il desiderio di voler raccontare una storia, non importa se partendo da una sceneggiatura di cui si è autori o scritta da altri. Bisogna essere determinati.

Da esperto del mestiere, cosa ha chiesto al suo direttore della fotografia per questo film?
Niente di particolare. Ho chiesto solo di fare delle prove prima sulle luci, in modo che andasse tutto liscio sul set e rispettassimo il piano di preparazione. Avevamo come protagoniste due star, Yao Chen e Ma Yili, e non potevano rischiare di allungare i tempi. Il budget era buono, ma non altissimo per gli standard del mercato cinese di oggi.

Sul cambiamento del mercato cosa ci può dire lei, Jessica Chen, come produttrice?
Ho iniziato a lavorare nel cinema nel 1998. Oggi il mercato cinese è cresciuto tantissimo, girano molti più soldi e questo è sicuramente positivo. Il lavoro di produzione resta comunque difficile, bisogna ricordarsi che c’è una grande responsabilità verso gli investitori, gli autori, il pubblico.

Quando ha pensato di impegnarsi nella produzione di questa storia che nasce per un film coreano?
La storia mi ha colpito soprattutto per la trasformazione del personaggio protagonista e per l’idea di come lo spettatore potesse vivere questo cambiamento al suo fianco. Abbiamo discusso molto su questo sviluppo con la sceneggiatrice, il regista e Yao Chen che ne è interprete. Mi piaceva poi l’idea di realizzare un progetto che fosse quasi tutto al femminile, ci sono ancora troppi pochi film di questo tipo nel cinema cinese. Con ruoli che potevano esaltare il talento delle attrici. Non solo Yao Chen, ma anche Ma Yili.

Come regista, Lu Yue, cosa l’ha convinta ad accettare questo progetto dopo tanti anni in cui non dirigeva un film?
Questa storia mi ha toccato. Ho vissuto il dramma di un figlio malato, per fortuna poi guarito, e mi sono immedesimato nel dolore delle donne del film. Quando la produttrice mi ha presentato lo script abbiamo cercato di adattare la storia al contesto cinese. Concentrandoci attorno ai due personaggi principali: una donna di città e una che arriva dalla campagna. Il risultato è stato apprezzato dal pubblico e personalmente è stato stimolante affrontare un film così al femminile.


Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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